Giovanni De Luca Presidente di “Prospettive Future”: Alemanno e Rampelli litigate come due polli nel pollaio del sistema.

“Lo spettacolo che l’Assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale ha offerto in occasione del recente rinnovo del suo Consiglio di Amministrazione, non ha nulla a che fare con i principi e con i valori della nostra amata fiamma tricolore che hanno animato gli scopi statutari del MSI”.

Durissimo l’affondo della comunità politica di Prospettive Future, associazione culturale sorta a seguito della dipartita terrena di Pino Rauti per tenere uniti i “rautiani” nel crepuscolo più lungo derivante dalla perdita del loro leader.

Non poteva essere diversamente, la contaminazione dei principi morali lede, in maniera ormai cronica e insanabile, l’azione deprecabile dei famigerati colonnelli protagonisti di nuova guerra nella Fondazione termina con la vittoria dell’alleanza tra alemanniani, finiani e forzisti (area Gasparri e area Matteoli) e giocata sul filo del rasoio. La maggioranza fa riferimento agli ex colonnelli Gasparri, Alemanno, Matteoli e ai sostenitori di Gianfranco Fini, ora confluiti nel Movimento Nazionale guidato dall’ex sindaco di Roma e da Francesco Storace. Al gruppo facente capo a La Russa e Rampelli facenti capo a Fratelli d’Italia solo due uomini in meno

 

Dal “Comitato dei partecipanti e degli aderenti”, sono stati 87 i partecipanti al voto, così divisi:

44 voti sono andati alla lista numero 2 che ha eletto 11 consiglieri nelle persone di Altero Matteoli, Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno, Franco Mugnai (già presidente della Fondazione), Giuseppe Valentino, Marco Martinelli, Italo Bocchino, Roberto Menia, Claudio Barbaro, Antonio Tisci e Luca Sbardella;

42 voti alla lista numero 1 che ha eletto 10 consiglieri nelle persone di Ignazio La Russa, Antonino Caruso, Piefrancesco Gamba, Roberto Petri, Fabio Rampelli, Edmondo Cirielli, Andrea Del Mastro, Francesco Lollobrigida, Antonio Giordano e Roberto Mele. Un solo partecipante si è astenuto.

Le dichiarazioni che si possono leggere sulle bacheche di Gianni Alemanno e Fabio Rampelli, appaiono un “non senso”.

Gianni Alemanno afferma: “Non c’è un solo erede della Fiamma. Il risultato della votazione che si è svolta nel Comitato degli aderenti della Fondazione di An, dà un messaggio chiaro a tutta l’area politica della destra nazionale. Nessuno oggi si può arrogare il diritto di rappresentare da solo l’eredità di questa area e di conseguenza brandire il simbolo di An come un’arma di divisione e egemonia sugli altri. Non era questa la nostra intenzione quando nella scorsa Assemblea nazionale della Fondazione presentammo una mozione per l’utilizzo di quel simbolo per un grande progetto unitario che riunisse tutte le anime ex-An senza esclusioni e preclusioni. La stessa mozione presentata da Fratelli d’Italia, che vinse in quella occasione, condizionava l’utilizzo del simbolo di An ad un grande Congresso unitario che non è mai avvenuto. Oggi, quindi, è tempo di prendere atto che la destra nazionale ha una espressione plurale in Fratello d’Italia, nel Movimento Nazionale per la Sovranità e in parti importanti di Forza Italia. Non solo: esiste un vasto mondo della destra dispersa che non è rappresentato da nessuna di queste forze politiche principali. Quindi bisogna trovare il modo di far convivere e collaborare tutte queste forze, senza veti e preclusioni da parte di nessuno, per ridare forza ai valori e alle idee della destra nella ricomposizione dell’unità di tutto il centrodestra. La Fondazione in questo progetto può e deve assumere un ruolo molto importante dal punto di vista culturale, metapolitico e di comunicazione, per rompere la pesante egemonia che esiste a favore della sinistra e del politicamente corretto. Il simbolo partitico di An deve essere archiviato se non può più rappresentare l’unità partitica della destra, la Fiamma tricolore non tramonterà mai, perché rappresenta i nostri ideali e le nostre speranze per il futuro”.

Fabio Rampelli dice: “Fondazione: non provate piu a fermare il vento con le mani. Si sentono intimamente in colpa per aver rinunciato a rifondare la Destra italiana con noi, per essersi consegnati a Berlusconi, Salvini, taluni perfino ad Alfano e Renzi o per averla marginalizzata in gruppi e gruppuscoli senza futuro… Eppure ieri hanno trovato il giusto livore per coalizzarsi tutti contro di noi: Fini, Alemanno, Gasparri, Matteoli si sono messi tutti insieme per cancellarci. E invece nell’assemblea della Fondazione abbiamo pareggiato, raddoppiando i nostri seggi nel Cda.
Dovete farvi una ragione della realtà: Fratelli D’Italia esiste, in tre anni ha messo insieme, nonostante la vostra ostilità, due milioni di italiani, ma soprattutto ha consentito a un pensiero filosofico figlio della storia italiana, a un progetto sociale solidale con i più deboli, a un sistema di valori fondato sui più nobili sentimenti dell’uomo, a una temperie culturale che non rinuncia a restituire centralità alla persona, di non disperdersi in mille opzioni inconcludenti, ma di avere spessore e dignità, di andare incontro alla storia.
Fate pure ciò che volete, ognuno è responsabile delle proprie scelte e su queste sarà giudicato, ma non provate più a fermare il vento con le mani. Mai più”.

Chi ha vinto veramente?

Il popolo erede della diaspora di “Fiuggi”, i militanti, gli iscritti ed i simpatizzanti della Alleanza Nazionale, i combattenti ed i reduci degli anni di piombo, non percepiscono nessuna vittoria e nessuna sconfitta.

“I duellanti si contengono a colpi di comunicati affidati ai social forum, una guerra che assomiglia alla lotta di due polli nel pollaio del sistema. Sono due posizioni politiche/impolitiche  – afferma il Presidente di Prospettive Future Giovanni De Luca – hanno perso completamente di vista il popolo della destra, sia di quello delle percentuali a doppia cifra, che quello eroico dei tempi duri missini. Il loro è un linguaggio che non riconosciamo, che evoca antiche battaglie e vecchi principi, ma che poi si barrica dietro posizioni che la base sente sempre più distanti e vive con una forte sofferenza. Al popolo della destra, orfano di un progetto politico credibile, anche per le qualità non sempre sorprendenti di questa classe dirigente, questo braccio di ferro interessa poco. Non interessa per nulla al popolo italiano, ormai allo stremo schiacciato fra l’incudine, il martello e l’inesperienza dell’operaio che tenta maldestramente una alternativa. L’incudine è rappresentata dal populismo del M5S che gonfia le sacche dell’antipolitica alimentando sempre di più il kaos ma dove governa fallisce per incompetenza, come a Roma con Virginia Raggi. Il martello è rappresentato dalle politiche del Partito Democratico, sempre più determinato nell’attacco ai valori democratici dello Stato, ai principi fondanti della Repubblica basati sull’armonia fra i tre poteri fondamentali: il potere esecutivo, il potere legislativo ed il potere giudiziario. Il PD è Intento a far saltare i diritti giuridici, sociali e politici acquisiti, attraverso lo strumento dell’immigrazione indotta ed al servizio delle Multinazionali del profitto e della Finanza con i suoi banchieri. L’inesperienza dell’operaio che tenta maldestramente una alternativa è il centrodestra,  del quale il centro è colluso e la destra è inefficace e per niente incisiva, marginale, reazionaria. Questo è il dato politico che conta. Non i litigi fra comari nella Fondazione delle occasioni mandate, dei lati oscuri e delle contraddizioni”.

Quando il Presidente di Prospettive Future cita le occasioni mancate, si riferisce ‘occupazione della sede della Fondazione ad opera di un gruppo di giovani i quali avevano idee condivisibili ma che si sono persi nella estemporaneita’ del gesto. Al documento dei “quarantenni” finito al servizio dei soliti colonnelli nelle due fazioni belligeranti. In ultimo, all’iniziativa culturale di Marcello Veneziani parabola iniziata con la realizzazione di una mostra per i settanta anni del MSI (dal titolo maldestro ed offensivo), finita nella solita nostalgica, retorica e maccheronica autocelebrazione del lutto e della ricorrenza.

i “lati oscuri“. Il riferimento è chiaro. Si riferisce allo scandaloso caso della “Casa di Montecarlo”. Una faccenda torbida ma che esplode sempre ad orologeria, come se ci fosse una regia che dettasse i tempi dell’attacco all’ex Presidente della Camera, l’On. Gianfranco Fini e degli uomi a lui più vicini. “Come è possibile, chiede De Luca, avviare una compravendita senza che i revisori dei conti ed i liquidatori, se ne rendessero conto? Cosa si nasconde dietro la faccenda casa di Montecarlo, interessi imprenditoriali e silenzi a piu livelli dentro e fuori dalla Fondazione? Con questo non vogliamo alleggerire di una virgola le responsAbilità politiche del traditore Fini. Ma del tradimento al cospetto dei beni materiali, noi antepobiamo il tradimento al.cospetto dei valori spirituali. Quello che interessano veramente a pochi”. 

 

In ultimo il dito del giovane seguace di Pino Rauti è puntato sulle “contraddizioni” della Fondazione. Intanto il sodalizio è nato per – la conservazione, tutela e promozione del patrimonio politico e di cultura storica e sociale che è stato proprio, fino alla sua odierna evoluzione, della storia della “destra” italiana, e, segnatamente, del partito politico Alleanza Nazionale, oltre che dei movimenti e delle aggregazioni politiche e sociali, che ad essa hanno dato causa o contributo ideale”.

Perché non si avvia un censimento ed un coordinamento di tutte le riviste culturali?

Sarebbe opportuno sostiene De Luca – “un censimento  degli uomini di cultura, degli Istituti – penso agli studi gentiliani e di studi corporativi – che siano intesi come lo intendevamo sotto la guida di Rauti in quegli anni meravigliosi che per noi sono stati formazione personale,  politica e culturale. Pensiamo ad un centro di elaborazione di dottrine e metodi dove lo studio dei problemi della società globale, – quindi problemi sempre piu complessi –  trovino punto di sintesi dopo una complessa analisi, in un atto di indirizzo politico per una classe dirigente mediocre, spesso impreparata, preda (a volte anche inconsapevolmente) delle Multinazionali del capitalismo e dei banchieri dell’alta finanza al servizio del Nuovo Ordine Mondiale”.

De Luca conclude: “il patrimonio economico della Fondazione dovrebbe servire a questo, mentre il patrimonio immobiliare dovrebbe essere venduto ed il ricavato dovrebbe essere donato ai parenti delle nostre vittime degli anni di piombo. Non una compensazione “monetaria”, ma è meglio che il frutto dei sacrifici dei nostri padri vengano ripartiti fra chi ha sofferto la pardita di un famigliare – che vederne un uso improprio, teatro di vergognosi litigi e divisioni indicibili, quando il nostro passato imporrebbe a tutti di restare uniti. Noi invece ci diviamo. Il nemico comune è più forte che mai ed in qualsiasi momento, qualora diventassimo incisivi come un tempo, non esisterebbe a colpire fisicamente e non solo”.

L’ennesima lezione politica di uno dei tanti “davide” contro i soliti “golia”. Le ennesime parole gettate al vento perché i colonnelli si sono  convinti di essere veramente “intoccabili” e le migliori menti in circolazione.  Li fanno forti coloro in quali ancora danno loro sostegno e credibilità.  Arroganza e prepotenza, supponenza,  vorrebbero di contro indifferenza. Ne scriviamo per farne motivo di riflessione.

 

 

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